Lettera aperta sulla didattica a distanza

Lettera aperta sulla didattica a distanza

L’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) ritiene urgente sollecitare l’attenzione del Governo italiano e in particolare del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca sulla svolta fondamentale impressa dalla pandemia da Covid-19 nell’applicazione della tecnologia dell’informazione all’insegnamento, a tutti i livelli di formazione.

In quanto studiosi che si occupano dell’applicazione di metodi e strumenti digitali alla ricerca e all’insegnamento in ambito umanistico e dello sviluppo della cultura digitale, riteniamo doveroso valutare con attenzione alcune delle pratiche emerse e sperimentate in questo frangente storico, che nei prossimi mesi diventeranno da emergenziali, strutturali.

L’AIUCD ha infatti riscontrato che, nella maggior parte delle scuole e delle università italiane, la soluzione per la didattica a distanza e la digitalizzazione delle procedure di valutazione si è tradotta in un uso massiccio di piattaforme e software commerciali appartenenti a multinazionali come Google (G-Suite for Education), Zoom Video Communications (Zoom), Microsoft (Teams) il cui business model comprende la profilazione degli utenti.

Le licenze d’uso di tali piattaforme presentano clausole che i più recenti studi valutano estremamente problematiche dal punto di vista del rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (RGPD) personali degli utenti. Inoltre, a luglio 2020 la sentenza Schrems II della Corte di Giustizia Europea ha sancito l’illegittimità della pratica di aziende come Google o Facebook di trasferire e gestire i dati personali dei cittadini europei negli Stati Uniti: decisione che di fatto pone l’uso di molte piattaforme al di fuori della normativa europea. Queste problematiche non pertengono solo alla didattica online, ma si estendono a tutti gli strumenti ausiliari al lavoro della pubblica amministrazione e della formazione. 

A prescindere dalla questione dei dati personali, l’uso da parte di atenei e scuole di ogni ordine e grado di piattaforme proprietarie implica il trasferimento di ingenti risorse finanziarie ai colossi del Web, togliendole di fatto alle realtà italiane ed europee che sarebbero in grado – a fronte di opportuni investimenti – di proporre alternative aperte e funzionali. 

Siamo perfettamente consapevoli che le singole scuole, e spesso anche i singoli atenei, non possono generare le economie di scala necessarie per gestire tali sistemi, che richiedono infrastrutture robuste in termini di hardware e di banda. Per queste realtà la scelta della piattaforma proprietaria è spesso obbligata in quanto fornisce, a un prezzo affrontabile, una vasta gamma di funzionalità riguardo a tutta una serie di parametri: software, infrastruttura di supporto, riservatezza dei dati, formazione, manutenzione e assistenza, usabilità dell’interfaccia.

Riteniamo tuttavia imperativo che il Governo Italiano – come già indicato nel Piano Scuola 2020/21 – si impegni nella “progettazione di una piattaforma finalizzata all’erogazione di contenuti didattici a distanza”. Condividiamo infatti l’idea che le istituzioni e gli enti pubblici (Ministeri dell’Istruzione e della Ricerca, GARR, CNR, CINECA, USR, ove possibile i singoli atenei) supportino il sistema formativo italiano, installando e gestendo sui loro server servizi pubblici e aperti per la didattica digitale, come è avvenuto ad esempio in Francia col portale ministeriale apps.education.fr e come stanno facendo anche in Italia il GARR ed alcuni atenei.

In un prossimo futuro, anche dopo la fine della pandemia, la didattica sarà sempre più strutturalmente digitale, perché proprio il lockdown ha fatto emergere – insieme ai problemi – anche le grandi opportunità e i vantaggi di una formazione in cui si rendano complementari forme di insegnamento in presenza e a distanza. Per questo motivo creare infrastrutture pubbliche per la didattica digitale è una scelta strategica di enorme importanza in quanto:

  • scongiura il rischio del monopolio sulla didattica dei giganti del digitale;
  • mantiene il controllo sulla gestione di prodotti culturali di grandissimo rilievo e di notevole valore economico quali sono i materiali didattici prodotti in Italia dai diversi enti formativi;
  • offre ai cittadini la garanzia di tutela dei dati personali richiesta dalla normativa europea.

Nell’auspicare che questo nostro invito sia accolto, i soci dell’AIUCD si rendono disponibili a contribuire in maniera concreta all’elaborazione di una strategia condivisa, mettendo a disposizione le loro competenze e i loro spazi di discussione, di informazione e di incontro.