Nicola Barbuti

sono Nicola Barbuti, Ricercatore in M-STO/08 presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche DISUM dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Da quasi 20 anni le Digital Humanities rappresentano la prospettiva entro la quale svolgo ricerca e docenza. Insegno da 15 anni le discipline di settore e Informatica Umanistica nei corsi di laurea triennale e magistrale del DISUM. Faccio parte della Giunta Interclasse che ha progettato e sta proponendo una nuova LM Interclasse che associa LM5 ed LM43. Sono componente del Collegio di Dottorato in Studi Umanistici, curriculum Storico, nel cui ambito progetto e seguo percorsi di dottorato innovativo industriale basati sulla formazione e ricerca avanzata nelle Digital Humanities. La mia attività di ricerca è dedicata all’evoluzione della digitalizzazione nella prospettiva della creazione e definizione di una cultura digitale consapevole e del nuovo digital cultural heritage. Nello specifico, i miei studi si focalizzano su metodologie e tecniche della digitalizzazione e della creatività digitale applicate al patrimonio culturale librario, documentale e museale, biblioteche digitali, standard di metadati, open data, FAIR Principles, sistemi di riconoscimento ottico per le risorse digitali. In questa prospettiva, coordino tre progetti europei e un POC nazionale focalizzati sulla sperimentazione di percorsi formativi finalizzati a creare nuovi profili di professionisti della digitalizzazione, e sull’innovazione metodologica e tecnologica per creare smart digital libraries innovative. Nel 2010 ho fondato una spin off universitaria specializzata nella ricerca sulla digitalizzazione del cultural heritage, nel cui ambito ho co-inventato un sistema di riconoscimento digitale intelligente brevettato nel 2014. La recente pandemia di COVID-19 ha evidenziato quanto le metodologie e tecnologie della digitalizzazione e della creatività digitale siano diventate importanti per le comunità contemporanee, e quanto sia necessaria la conoscenza della complessità della trasformazione digitale per l’utilizzo consapevole delle risorse computazionali con cui interagiamo quotidianamente. La mia candidatura nel Direttivo AIUCD si pone nella direzione di contribuire ad affrontare le complessità delle sfide di primo livello che questa nuova prospettiva sociale e culturale sta già proponendo. Sarò onorato se la Comunità dell’AIUCD, che da anni esercita un ruolo di primo piano negli scenari nazionali ed europei della trasformazione digitale, riterrà di volersi avvalere delle mie competenze e della mia passione nella ricerca per affrontarle.

Andrea Bolioli

Mi chiamo Andrea Bolioli, sono responsabile della ricerca nell’azienda CELI – Language Technology di Torino, di cui sono stato uno dei fondatori nel 1999, amministratore e responsabile della comunicazione. Sono laureato in Filosofia del Linguaggio, ho lavorato come linguista computazionale e digital humanist in progetti per aziende italiane e internazionali e in progetti di ricerca e innovazione dal 1990 (il primo fu il progetto europeo di traduzione automatica EUROTRA). Ho lavorato per l’Università di Torino (2000-2010) nei Dipartimenti di Scienze dell’Educazione e D.A.M.S.; ho svolto attività di formazione per giovani e adulti; mi sono occupato di didattica col digitale per le materie umanistiche nelle scuole secondarie di primo e secondo grado; ho lavorato all’analisi e sviluppo di archivi e biblioteche digitali.

Attualmente per CELI sono responsabile dei progetti di ricerca, tra i quali:

  • EU H2020 “SPICE – Social cohesion, Participation, and Inclusion through Cultural Engagement” (2020-2023);
  • “AnonymAI – Legal Compliant Text and Voice Anonymization through Artificial Intelligence” sull’anonimizzazione dei dati personali presenti nei testi digitali.

Partecipo alla vita dell’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale da parecchi anni come socio singolo o come socio istituzionale (CELI) e ne condivido completamente gli scopi e gli obiettivi.

Ho deciso di candidarmi per il comitato direttivo 2021-2024 per contribuire alla realizzazione di questi obiettivi condividendo le mie esperienze e competenze, e portando il punto di vista di una persona che lavora in azienda e collabora con università e centri di ricerca da 30 anni nel settore del digitale.

Per ottenere risultati socialmente utili dalla “trasformazione digitale” in corso, credo che sia necessaria una “leale collaborazione dialettica” tra persone che lavorano in enti diversi: le università, le aziende, gli enti culturali, le istituzioni pubbliche. Credo inoltre che le riflessioni teoriche e le attività pratiche acquistino valore quando si intrecciano le une con le altre. Nell’Associazione promuoverò la creazione di gruppi di lavoro su tematiche specifiche, a partire da un gruppo sul digitale nella scuola, per favorire l’aggiornamento costante dei soci, la condivisione di conoscenze, la collaborazione nell’elaborazione di proposte efficaci.

Federico Boschetti

Sono Federico Boschetti, socio fondatore dell’AIUCD; sono co-chair di AIUCD2021 a Pisa e lo sono stato a Venezia per AIUCD2016. Sono un ricercatore confermato dell’Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” del CNR da dicembre 2011. Attualmente coordino l’Unità di Ricerca presso Terzi del mio istituto, dislocata presso il Venice Centre for Digital and Public Humanities (VeDPH) del DSU dell’Università Ca’ Foscari Venezia, e sono responsabile del Laboratorio di Filologia Collaborativa e Cooperativa (CoPhiLab) del CNR-ILC.

Mi sono laureato in lettere classiche all’Università Ca’ Foscari Venezia nel 1998. Ho conseguito il dottorato in Filologia Classica nel 2005 presso l’Università di Trento in cotutela con l’Università Lille III . Ho conseguito inoltre il dottorato in Brain and Cognitive Sciences – Language, Interaction and Computation presso l’Università di Trento. Nel 2009 e nel 2013 sono stato short research visitor presso il Perseus Project della Tufts University (Medford, MA).

I miei interessi di ricerca ruotano intorno alla filologia digitale e computazionale e in particolare mi occupo di digitalizzazione di testi antichi, annotazioni semantiche e creazione di strumenti computazionali per lo studio delle lingue classiche.

Qualora fossi eletto come membro del direttivo, vorrei rivolgere il mio impegno verso i seguenti aspetti:

  • promozione e diffusione della cultura digitale presso le scuole dei primi livelli d’istruzione, dalle elementari alle medie superiori;
  • sensibilizzazione della comunità delle Digital Humanities ai temi dell’accessibilità;
  • promozione del dialogo fra gli specialisti degli studi umanistici tradizionali e gli specialisti delle Digital Humanities;

potenziamento del legame tra l’Associazione e le infrastrutture di ricerca, in particolare CLARIN-IT.

Marina Buzzoni

Care Socie, Cari Soci,

mi rivolgo a voi per rinnovare la mia disponibilità a entrare nel Consiglio direttivo di AIUCD per il triennio 2021-24.

Credo che la mia figura sia già nota alla maggior parte di voi. Filologa germanica e linguista storica di estrazione, negli ultimi anni i miei interessi scientifici si sono rivolti al digitale: insegno corsi di filologia digitale, sono coordinatrice o co-coordinatrice di progetti di edizioni digitali, collaboro con ALIM, mi occupo di computer-assisted stemmatology, ho partecipato al Consiglio direttivo AIUCD uscente e siedo nella SAB di CLARIN-ERIC.

Un mio curriculum sintetico è disponibile a questo link: https://www.unive.it/data/persone/5592048/curriculum

L’esperienza recentemente maturata mi ha indotta a ripresentare la candidatura per l’elezione del prossimo Consiglio direttivo AIUCD. Penso infatti che la composita comunità italiana delle DH sia intellettualmente assai vivace e che le politiche virtuose messe in atto dai Presidenti dell’Associazione le abbiano fatto acquisire, in un tempo brevissimo, visibilità e prestigio internazionali. Rimangono alcune questioni cruciali da affrontare tutti insieme e sfide importanti che il presente ci impone:

1)     la discussione su “Scuola, Università e Software aperto” ha toccato problematiche che, oltre ad essere di grande attualità, riguardano la vita di tutti noi non solo in quanto membri dell’accademia, ma anche in quanto genitori alle prese con piattaforme disparate, registri elettronici di vario tipo, didattica inclusiva. Esprimere la nostra posizione come Associazione e collaborare a definire le politiche del M(i)UR su questi temi, può avere ricadute importanti sulla quotidianità delle persone;

2)     a livello di ricerca, ritengo che una criticità ormai non più eludibile sia quella della preservazione a lungo termine dei nostri progetti, molti dei quali – sebbene scientificamente eccellenti e finanziati con denaro pubblico – sono a rischio concreto di chiusura a causa dei costi insostenibili per il loro aggiornamento e mantenimento nei server universitari che li ospitano. Anche in questo caso, è necessario promuovere politiche comuni, sperabilmente concrete, efficaci e lungimiranti;

3)     va tenuta viva la discussione sulla collocazione delle DH all’interno dell’organigramma dei settori scientifico disciplinari italiani, anche alla luce della ridefinizione dei “saperi” più volte annunciata dal Ministero;

4)     va sostenuta il più possibile la ricerca dei giovani studiosi, in grado di donare nuova linfa alla comunità.

A questi punti se ne potrebbero aggiungere altri, di cui potrò farmi promotrice se verrò rieletta.

Antonello Fabio Caterino

Antonello Fabio Caterino (San Giovanni Rotondo, 10/12/88) è direttore del Centro di Ricerca “Lo Stilo di Fileta” (https://fileta.hypotheses.org), e del marchio editoriale “Al Segno di Fileta”. Già professore a contratto di filologia italiana presso l’Università degli Studi del Molise, attualmente svolge attività di ricerca presso l’ateneo molisano, nonché presso l’università di Bologna. All’interno del Centro di Ricerca “Lo Stilo di Fileta”, coordina il Polo Molisano di Informatica Umanistica. Svolge regolare attività di divulgatore e public historian presso celebri canali YouTube. È inoltre responsabile della didattica digitale presso Docety, startup innovativa tra le più grandi in Italia nel settore elearning. Informazioni più dettagliate si trovano all’indirizzo www.antonellofabiocaterino.com

Fabio Ciracì

Mi chiamo Fabio Ciracì, sono Ricercatore in Storia della Filosofia e per circa dieci anni ho insegnato Informatica Umanistica per i Corsi di Laurea in Filosofia, Comunicazione e Lettere dell’Università del Salento. Sono fondatore e Vicedirettore del Centro di ricerca interdipartimentale in Digital Humanities dell’Ateneo salentino e nell’ultima tornata ho avuto l’onore e il privilegio di essere anche Membro del Direttivo dell’AIUCD – Associazione di Informatica Umanistica e Cultura Digitale. Nella prospettiva della mia ricerca, le digital humanities sono parte integrante della cosiddetta “storia materiale della idee”, secondo un paradigma inclusivo e interdisciplinare, nel quale la filosofia svolge un ruolo centrale, sia in relazione all’informatizzazione del sapere (epistemologia) sia in relazione alla digitalizzazione delle pratiche (etica).

Fra i contributi scientifici a mio attivo nel campo delle digital humanities segnalo il manuale di Informatica per le scienze umane. Fonti scientifiche e strumenti per la ricerca storico-filosofica in ambiente digitale, pref. di Gino Roncaglia, McGraw-Hill, 2012 (anche in e-book).

Le mie ricerche muovono dalla filosofia dell’informazione (Luciano Floridi), si sviluppano sulla teoria dei media trasformativi e l’analisi filosofica della postverità (Ferraris) per approdare a una teoria critica dei new-media di matrice francofortese. Nei miei interessi di ricerca rientrano infine la definizione teorica della figura dell’umanista informatico e l’editoria digitale. Pertanto, se lo si riterrà opportuno, metterò a disposizione della nostra comunità le mie competenze e il mio entusiasmo.

Angelo Mario Del Grosso

Ho conseguito il diploma di laurea in Ingegneria Informatica presso l’Università di Pisa, dove ho anche perfezionato gli studi tramite il dottorato di ricerca. Dal 2010 svolgo le mie attività di ricerca presso L’Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” di Pisa (ILC-CNR) e dal 2019 sono ricercatore a tempo indeterminato presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. I miei principali interessi comprendono l’analisi, la progettazione e l’implementazione di strumenti software finalizzati allo studio scientifico del testo tramite la definizione di modelli orientati agli oggetti, di componenti riusabili, di tecnologie/protocolli condivisi nonché tramite l’impiego di approcci propri del trattamento automatico del testo e della lingua.

Sono socio dell’AIUCD dagli esordi e partecipo con assiduità ai convegni del settore e ad eventi di formazione e disseminazione. La mia esperienza nell’ambito delle Digital Humanities è frutto di un diretto coinvolgimento in molteplici attività, tra cui: corsi di insegnamento universitario come docente esterno (Informatica Umanistica dell’Università di Pisa); numerosi progetti di ricerca multidisciplinari nazionali ed internazionali; diverse collaborazioni con prestigiose istituzioni, tra cui il Perseus Project, l’Università di Fès, il VeDPH di Venezia e l’ufficio italiano del W3C.

Sono membro uscente del consiglio direttivo dell’AIUCD per il triennio 2018-2021.

Durante l’ultimo mandato ho partecipato con entusiasmo alle attività dell’associazione. Ho collaborato all’organizzazione di AIUCD2021 come co-chair, ho partecipato al comitato scientifico di AIUCD2020, ho contribuito ad organizzare eventi formativi patrocinati dall’associazione, come workshops e summer schools e, non ultimo, ho coordinato lo sviluppo e il continuo aggiornamento del sito web aiucd.it.

Mi ricandido dunque per un secondo mandato, desideroso di poter continuare il lavoro svolto, rafforzando l’impegno per l’adozione di tecnologie standard e condivise quali ad esempio il modello di codifica TEI-XML e l’adozione del framework IIIF. In particolare, il mio intento come membro del consiglio direttivo sarà quello di 1) valorizzare, nella comunità italiana, le esperienze di ricerca e di sviluppo software frutto molto spesso solo di sforzi individuali; 2) raccogliere, sistematizzare e promuovere i requisiti degli studiosi del testo necessari per lo sviluppo di strumenti computazionali usabili e riusabili; 3) sostenere e promuovere la formazione di giovani studiosi all’applicazione di tecniche digitali per la rappresentazione e l’analisi del testo; 4) promuovere le relazioni nazionali ed internazionali intese a rafforzare le attività di condivisione metodologica e tecnologica tra le varie anime e sensibilità della comunità

Giorgio Maria Di Nunzio

Sono socio dell’Associazione fin dalla sua costituzione. Ho partecipato alla prima assemblea costitutiva del maggio 2011 e al primo congresso AIUCD del dicembre 2012 a Firenze. Ho fatto parte dell’organizzazione del secondo congresso a dicembre 2013 a Padova, oltre ad essere stato invitato a far parte del comitato di programma e presentato diversi lavori negli anni.

Nel 2018 sono stato eletto nel comitato direttivo di AICUD, accettando l’incarico di Segretario dell’Associazione. Dal 2017 appartengo al comitato di redazione della rivista Umanistica Digitale, la rivista ufficiale dell’AIUCD.

Dal 2019 sono Professore Associato al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli Studi di Padova (Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, SSD ING-INF/05). Dal 2005 al 2015 sono stato responsabile dell’insegnamento di Fondamenti di Informatica in corsi di Laurea triennale di area Umanistica, e dal 2010 anche dell’insegnamento di Basi di Dati nel Corso di Laurea triennale di Ingegneria Informatica. Dal 2016 sono responsabile del corso di Tecnologie per la Traduzione al Corso di Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione e Cooperazione Internazionale. Dal 2017 sono il responsabile del nuovo corso di insegnamento di Digital Humanities alla Scuola di Dottorato del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari.

L’inizio del mio percorso di ricerca interdisciplinare comincia nel 2004 con le collaborazioni in progetti di ricerca internazionali riguardanti le biblioteche digitali. Sono stato responsabile dell’unità scientifica del FIRB 2008 `Un’inchiesta grammaticale sui dialetti italiani: ricerca sul campo, gestione dei dati, analisi linguistica’, in collaborazione con i gruppi di ricerca di linguistica di Padova e Venezia, sullo studio delle varietà linguistiche dialettali e di modelli avanzati per la rappresentazione di dati geolinguistici. Dal 2017 sono co-supervisiore di due dottorandi del XXIII ciclo del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova. Dal 2017 faccio parte del Comitato Tecnico Scientifico del Centro di Ateneo per le Biblioteche, e sono referente del progetto Digital Library e Open Science dell’Università di Padova.

Se eletto come membro del consiglio direttivo di AIUCD, vorrei proseguire il percorso che ho intrapreso nell’associazione riguardante l’incentivazione e l’approfondimento di metodologie di rappresentazione dell’informazione necessarie alle discipline umanistiche e lo sviluppo di metodi per la rappresentazione dei dati applicabili a tutte queste discipline.

Greta Franzini

Madrelingua inglese laureata in lettere classiche e informatica umanistica al King’s College London, ho conseguito il titolo di Dottoressa di Ricerca in scienze dell’informazione e informatica umanistica presso lo University College London con una tesi inerente la filologia digitale. Attualmente sono assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano impegnata in un progetto di linguistica computazionale finanziato dalla commissione europea (ERC).

Sono membro di diversi comitati direttivi e redazionali, fra cui l’Alliance of Digital Humanities Organizations Multi-lingualism and Multi-culturalism, Umanistica Digitale, Digital Medievalist e RIDE: A Review Journal for Digital Editions and Resources.

Per ulteriori dettagli si può prendere visione del mio sito personale all’indirizzo http://gretafranzini.com

Nel precedente triennio quale membro del Consiglio Direttivo di AIUCD, mi sono adoperata per:

  • sostenere e diffondere iniziative (inter)nazionali di informatica umanistica tramite i canali social dell’Associazione;
  • organizzare la nona edizione del convegno annuale dell’Associazione (AIUCD 2020);
  • organizzare scuole (inter)nazionali introduttive all’informatica umanistica (CAD 2019, cofinanziata dall’Associazione Internazionale Professori di Italiano; ExEnDi 2019; EnExDi 2020).

Se rieletta nel Consiglio Direttivo AIUCD mi propongo di:

  • rafforzare la presenza di AIUCD su territorio (inter)nazionale;
  • consolidare iniziative scientifiche (e.g. le scuole di cui sopra, la rivista Umanistica Digitale);
  • promuovere sinergie fra AIUCD e altre associazioni scientifiche.

Maurizio Lana

Mi presento alle elezioni del comitato direttivo dell’AIUCD. Negli anni scorsi sono stato nel direttivo dell’AIUCD e nel direttivo dell’EADH (European Association for Digital Humanities); sono anche stato chair del comitato permanente dell’ADHO (Alliance of Digital Humanities Organizations) per il multilinguismo e la multiculturalità (MLMC SC) e come tale ho fatto parte del direttivo dell’ADHO stessa. Vedo tre temi principali su cui lavorare.

In primo luogo la riflessione metodologica su che cosa siano le digital humanities oggi. Sono convinto che dobbiamo prendere in carico il fatto che il mondo evolve, che le cose sono molto cambiate non solo da quando nel 1986 scrivevo il mio primo articolo di quello che allora si chiamava literary computing ma anche da quando abbiamo iniziato a chiamare digital humanities il nostro campo. Digitale non è più un’aggiunta qualificante, oggi è un universo che interseca inestricabilmente quello fisico e dunque oggi non è più possibile fare studi umanistici senza almeno «prendere atto» del digitale. Non c’è PRIN che non sia ‘digitale’, digital humanities sta diventando un claim pubblicitario, dobbiamo spingere per una riflessione profonda, «ora che hai il digitale, che cosa ci fai di veramente nuovo?»

In secondo luogo la collocazione del nostro campo di studi nel più ampio contesto della ricerca e dell’Università italiana. Abbiamo fatto, pensato e provato molto. Ma dobbiamo continuare a esplorare nuovi modi e nuove strade: cercare e creare alleanze ri-leggendo chi siamo e rileggendo chi sono quelli che abbiamo intorno. La specificità della nostra associazione è di non essere legata ad uno specifico settore disciplinare: questo può essere una debolezza o una forza, dipende dalla partita che si decide di giocare. Interrogarci inesaustamente e ricorsivamente su quale sia la nostra «condizione di esistenza» perché ad ogni passaggio la conoscenza cresce, la consapevolezza aumenta, e le nebbie si diradano.

In terzo luogo la collocazione della nostra associazione nel quadro internazionale politico/culturale. Lì si sta affermando un’ortodossia di pensiero sociopolitico nordamericano (USA+Canada) che ignora la verità/varietà dei problemi del resto del mondo e assolutizza i propri imponendoli all’attenzione nello stesso tempo che sventola la bandiera della promozione della diversità («fostering diversity»). Nessun progetto politico è così intrinsecamente ricco di diversità (culturali, linguistiche, geografiche, nazionali, alimentari, …) come quello europeo – e per AIUCD essere parte di EADH significa in primo luogo essere parte attiva e consapevole di questo progetto multiculturale e promuoverlo al livello locale.

Paolo Monella

Sono un latinista digitale, partito da studi di letteratura latina classica ed approdato all’edizione critica digitale di testi latini, classici e medievali. Mi sono occupato anche di grafematica, cioè di modelli computazionali per la codifica degli alfabeti che troviamo nei manoscritti. Più recente è il mio interesse per l’e-learning in ambito umanistico, con metodi di apprendimento attivo e su piattaforme aperte.

Ho appena vinto un concorso come RTDA alla Sapienza di Roma dopo tre lustri di insegnamento a scuola e posizioni accademiche brevi. Attribuisco la lunga anticamera, oltre che ai miei limiti, anche alla rigidità del sistema italiano dei Settori scientifico-disciplinari (SSD). A causa di tale sistema, un umanista informatico in Italia può anche fare DH, se vuole, ma alla fine sarà giudicato quasi solo sugli aspetti tradizionali del suo lavoro, quelli “valutabili” appunto all’interno di un SSD.

Credo che, dal punto di vista strategico, la principale missione dell’AIUCD consista ancora oggi nel riconoscimento accademico della disciplina. Io concepisco l’informatica umanistica come un campo di studi con questioni di ricerca specifiche, il cui nucleo è metodologico prima che strumentale. Se gli umanisti informatici italiani saranno schiacciati sugli aspetti tradizionali della loro ricerca dal sistema dei SSD, alla fine sarà l’intero campo di studi delle DH in Italia a soffrirne.

Le vie pratiche per giungere gradualmente a questo riconoscimento saranno le più varie, ma l’obiettivo ultimo è l’istituzione di un SSD o l’introduzione di forme di valutazione interdisciplinare _stabili e strutturali_ che superino ad ogni effetto l’ostacolo costituito dai SSD.

Per il resto, ‘apertura’ è la mia parola-chiave:

  • apertura alla collaborazione tra gruppi di lavoro e al dialogo interdisciplinare;
  • una filologia fondata su una concezione aperta del testo, nella speranza che questo contribuisca ad una cultura e ad una società più aperte;
  • accesso aperto ai risultati della ricerca finanziati con fondi pubblici;
  • sorgente aperto per software, materiali di lavoro e risultati della ricerca;
  • progettazione modulare e documentazione del software e dei dati per favorire lo scambio e la possibilità di costruire nuova ricerca su quella precedente;
  • piattaforme aperte per la didattica digitale, basate su software FOSS e che garantiscano la protezione dei dati personali di studenti e docenti.

Deborah Paci

Mi sono laureata a Bologna e Paris 7 e ho conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea a Padova e a Nizza. Dal 2012 ad oggi ho organizzato seminari, conferenze e laboratori a Bologna, Parigi e Venezia sulla Digital History. Nel 2015 sono stato premiata tra i migliori giovani ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Dal 2017 al 2020 sono stata ricercatrice RTDa presso l’Università Ca’ Foscari Venezia nell’ambito di un progetto di Digital History che prevedeva analisi di topic modeling su un corpus di opere riguardanti l’antisemitismo in Francia negli anni Ottanta e Novanta del XIX secolo [ODYCCEUS – Opinion Dynamics and Cultural Conflict in European Space]. Nel 2019/2020 sono stata componente del direttivo del Venice Centre for Digital and Public Humanities (VeDPH). Dal 2017 ad oggi insegno Digital Public History presso l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Tra le pubblicazioni nelle quali ho riflettuto sulla Digital History segnalo Storia in digitale. Teorie e metodologie, Milano, Unicopli, 2019 [curatela] e Tracing Antisemitic Language Through Diachronic Embedding Projections: France 1789-1914, in ‘Proceedings of the 1st International Workshop on Computational Approaches to Historical Language Change’, Firenze, Association for Computational Linguistics, 2019, pp. 115-125 [con Rocco Tripodi, Massimo Warglien, Simon Levis Sullam].

Mi sono avvicinata all’AIUCD sin da quando è sorta consapevole dell’importanza di promuovere e valorizzare la ricerca nel campo delle Digital Humanities. Sono in particolare interessata alla questione del dibattito metodologico inerente alla Digital Public History in un contesto di dialogo interdisciplinare, a come il digitale debba essere concepito non tanto come strumento che si rivela utile allo storico per risolvere quesiti di ricerca quanto come modo innovativo per sistematizzare e visualizzare la conoscenza e alla sua fruizione da parte di non professionisti della storia. Il mio intento è quello di operare dall’interno del direttivo per realizzare una strategia che possa aprire maggiori spazi alla riflessione intorno alle pratiche e ai metodi della Digital (Public) History in seno al contesto accademico italiano.

Essendo direttrice della rivista elettronica Diacronie. Studi di storia contemporanea, membro del VeDPH e del consiglio scientifico OpenEdition, ritengo di poter operare per un coinvolgimento ampio dell’associazione in particolare in progetti, tra cui seminari internazionali e pubblicazioni in numeri monografici, che ricadano nel settore della Digital Public History.

Silvio Peroni

Sono Silvio Peroni, RTDB del Dipartimento di Filolofia Classica e Italianistica (FICLIT) dell’Università di Bologna, membro del Digital Humanities Advanced Research Centre (/DH.arc), direttore del Research Centre for Open Scholarly Metadata, e coordinatore del progetto H2020 SPICE.

Ho conseguito il dottorato in Informatica su temi attinenti il Semantic Publishing e la creazione di linguaggi di markup per la gestione dell’overlapping markup e della semantica formale dei marcatori. Mi sono specializzato nella descrizione di entità bibliografiche mediante l’uso di ontologie OWL, che mi hanno portato allo sviluppo delle SPAR Ontologies e alla direzione di OpenCitations. Tra i miei interessi di ricerca ci sono il Web Semantico, i design pattern per documenti e ontologie, e l’analisi di documenti e dati. I miei recenti contributi hanno riguardato la creazione di infrastrutture per la gestione di Linked Open Data di carattere bibliografico e del patrimonio culturale, e la realizzazione di interfacce per dati semantici e sistemi computazionali.

Tengo due corsi al FICLIT, dove insegno “Informatica di Base” al Corso di Laurea Triennale in Lettere e “Computational Thinking and Programming” al Corso di Laurea Magistrale Internazionale Digital Humanities and Digital Knowledge, dove terrò a partire da quest’anno un corso di “Open Science” e, a partire dal prossimo anno, un corso di “Data Science”.

Credo fermamente che il Pensiero Computazionale sia uno dei fondamenti delle Digital Humanities e dovrebbe essere alla base di ogni attività che coinvolge la computazione. Linguaggi di programmazione, librerie software, e strumenti computazionali per l’analisi e la gestione di testi e dati sono strumenti fondamentali per l’Umanista Digitale. Tuttavia, il rischio di non usarli al massimo del loro potenziale è alto se appresi in modo prettamente utilitaristico e distaccato dalle metodologie che li caratterizzano – è come pensare di utilizzare bene un linguaggio naturale avendone studiato soltanto la grammatica, ma senza avere le competenze necessarie per scrivere bene e comunicare in modo efficace.

Il Pensiero Computazionale è l’essenza metodologica dell’Informatica e permette all’Umanista Digitale di utilizzare tecnologie computazionali in modo conscio. È indispensabile sensibilizzare l’Umanista Digitale a questi temi cruciali per la disciplina: mostrare come le questioni metodologiche che permeano il Pensiero Computazionale sono fondamentali per un pieno controllo delle tecnologie utilizzate nelle Digital Humanities, come gli strumenti computazionali per l’analisi di documenti e le infrastrutture per la gestione di dati. Credo di poter dare un forte contributo alla comunità nel raggiungimento di questi obiettivi.

Daniele Silvi

Stante la mia pluriennale esperienza nell’insegnamento universitario dell’Informatica Umanistica sin dal 2005 e in considerazione del mio curriculum di formazione (con Giuseppe Gigliozzi prima, con Fabio Ciotti dopo), vorrei mettere a disposizione di AIUCD le mie competenze e la mia volontà di collaborare per lo sviluppo e la diffusione della disciplina che ci accomuna. Ho partecipato sempre al dibattito internazionale sulla IU, intervenendo da relatore nei numerosi convegni che si sono avvicendati in anni più fortunati del presente, ho scritto monografie sull’argomento e praticamente da sempre seguo tesi di Laurea e di Master sulle applicazioni dell’informatica alle letterature europee (ho conseguito un dottorato in Lingue e un Master in relazioni interculturali internazionali).

Soprattutto a questo punto della mia carriera vorrei essere più direttamente coinvolto nell’attività dell’Associazione per offrire il mio contributo e la mia esperienza.

Daria Spampinato

Laureata in Informatica all’Università degli studi di Catania, in ruolo in qualità di Tecnologo all’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, mi occupo da anni di Text encoding, Digital Scholarly Edition, Digital epigraphy, Digital Libraries, Semantic Web e Linked Open Data.

Ho esperienza professionale maturata nella elaborazione e gestione diretta di progetti interdisciplinari di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale attraverso lo sfruttamento della tecnologia e del digitale, tra cui, da ultimo, la collezione digitale delle epigrafi del Castello Ursino EpiCUM (http://epicum.istc.cnr.it) e il progetto BellinInRete, concernente l’organizzazione semantica del patrimonio archivistico e documentario del Museo Civico Belliniano di Catania (http://www.bellininrete.istc.cnr.it).

Sono componente del Consiglio direttivo dell’AIUCD e collaboro attivamente alla realizzazione delle conferenze annuali, in particolare sono stata Chair del Comitato di Programma di AIUCD2018. Faccio parte di diversi Comitati di Programma e sono valutatrice per conferenze del settore.

Ritengo utile la presenza nel Consiglio Direttivo anche di studiosi di formazione informatica che operano nel campo umanistico. Essere inquadrata tra le file del CNR, tra l’altro, mi ha abituata a unire le ricerche di base con la collaborazione con diversi Enti e la promozione del dialogo interdisciplinare, e a gestire progetti e applicazioni in diversi ambiti umanistici.

Se rieletta nel Consiglio direttivo mi impegnerei, in particolare:

  • nell’organizzazione di iniziative volte a far conoscere e a valorizzare l’applicazione di competenze avanzate e metodologie informatiche nei settori umanistici e del patrimonio culturale;
  • nella promozione dello sviluppo di metodi, risorse e software standard da applicare alle discipline umanistiche, soprattutto nel campo dell’organizzazione degli archivi e della conoscenza sul web;
  • nel rafforzamento della presenza e visibilità dell’Associazione attraverso la creazione di relazioni con Enti che si occupano di Digital Humanities, anche nel Mezzogiorno.

Rachele Sprugnoli

Attualmente sono assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e lavoro nel progetto ERC “LiLa: Linking Latin”. Precedentemente sono stata ricercatrice nel gruppo “Digital Humanities” della Fondazione Bruno Kessler di Trento, città nella quale mi sono trasferita nel 2005 per lavorare nell’ambito della linguistica computazionale. La mia ricerca si concentra in particolare su come i metodi e le tecnologie digitali e computazionali possono essere applicate al trattamento di contenuti culturali di tipo testuale.

Quando, agli inizi degli anni 2000, lessi il piano didattico del corso di laurea in Informatica Umanistica dell’Università di Pisa prima ancora che il corso stesso prendesse ufficialmente avvio, decisi di cambiare il mio percorso di studi. Da quel momento ho sempre creduto nell’importanza e nell’impatto trasformativo delle DH nel mondo della ricerca, della didattica e della società.

Se eletta, mi impegnerò nella promozione di collaborazioni interdisciplinari con particolare attenzione agli aspetti computazionali, sulla scia della recente iniziativa “Computational Humanities Research” e in virtù del mio inserimento nella comunità della linguistica computazionale e della specifica associazione italiana del settore (AILC). Il secondo aspetto che vorrei promuovere riguarda il rafforzamento delle relazioni con il mondo della scuola nel quale è sempre più pressante la necessità e la richiesta di sviluppo di competenze digitali anche in campo umanistico. Infine, sono pronta a contribuire alle attività di disseminazione dell’AIUCD soprattutto attraverso piattaforme social (Twitter, LinkedIn).